La coltivazione del Pomodorino del Piennolo sulle falde del Vesuvio ha senza dubbio radici antiche e ben documentate. Per limitarci alle testimonianze storiche più illustri, notizie sul prodotto sono riportate dal Bruni, nel 1858, nel suo "Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli", ove parla di pomodori a ciliegia, molto saporiti, che "si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte".

Altra fonte letteraria attendibile è quella di Palmieri, che sull'Annuario della Reale Scuola Superiore d'Agricoltura in Portici (attuale Facoltà di Agraria), del 1885, parla della pratica nell'area vesuviana di conservare le bacche della varietà p'appennere in luoghi ombrati e ventilati.

Francesco De Rosa, altro professore della Scuola di Portici, su "Italia Orticola" del novembre 1902, precisava che la vecchia "cerasella" vesuviana era stata via via sostituita dal tipo "a fiaschetto", più indicato per la conservazione al piennolo.

Il De Rosa è anche il primo ricercatore che riporta in modo esaustivo l'intera tecnica di coltivazione dei pomodorini vesuviani, facendo intendere così che si stava sviluppando nell'area un'intera economia intorno a questo prodotto, dalla produzione delle piantine da seme alla vendita del prodotto conservato.

Anche il prof. Marzio Cozzolino, della Facoltà di Agraria di Portici, nel suo testo del 1916, concorda con le fonti precedenti, sia sulla descrizione varietale che sui metodi di produzione, dedicando intere parti del testo a descrivere minuziosamente la tecnica colturale e soprattutto fornendo dati, anche economici, che aiutano a capire la laboriosità e la complessità di questa tipologia di prodotto.

Area di produzione

L'area tipica di produzione e conservazione del pomodorino del piennolo coincide con l'intera estensione del complesso vulcanico del Somma-Vesuvio, includendo le sue pendici degradanti sino quasi al livello del mare.

In particolare, la zona di produzione e condizionamento prevista dal disciplinare del "Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP" comprende: l'intero territorio dei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant'Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, la parte del territorio del comune di Nola delimitata perimetralmente: dalla strada provinciale Piazzola di Nola - Rione Trieste (per il tratto che va sotto il nome di "Costantinopoli"), dal "Lagno Rosario", dal limite del comune di Ottaviano e dal limite del comune di Somma

Descrizione

Il Pomodorino del Vesuvio viene apprezzato sul mercato sia allo stato fresco, venduto appena raccolto sui mercati locali, che nella tipica forma conservata in appesa - "al piennolo" -, oppure anche come conserva in vetro, secondo un'antica ricetta familiare dell'area, denominata "a pacchetelle", anch'essa contemplata nel disciplinare di produzione della DOP.

Ordinariamente la raccolta viene effettuata recidendo i grappoli interi, quando su di essi sono presenti almeno il 70% di pomodorini rossi, mentre gli altri sono in fase di maturazione. Questa antica pratica consente di procrastinare il consumo delle bacche, integre e non trasformate, per tutto l'inverno successivo alla raccolta, fino a sette-otto mesi, utilizzando locali areati e senza il supporto delle moderne tecnologie di conservazione.

Le peculiarità del "Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP" sono la elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l'alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualità organolettiche subisce alterazioni. Tali peculiarità sono profondamente legate ai fattori pedoclimatici tipici dell'area geografica in cui il pomodorino è coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Somma-Vesuvio.

In quest'ambiente di elezione, la qualità del pomodorino raggiunge punte di eccellenza. Proprio la ricchezza in acidi organici determina la vivacità o "acidulità" di gusto, che è il carattere distintivo del pomodorino del Vesuvio. Ciò, oltre a derivare da una peculiarità genetica, è indice di un metodo di coltivazione a basso impatto ambientale e con ridotto ricorso ad acque d'irrigazione, che rende tale coltura particolarmente adatta ad un'area protetta, quale quella del Parco Nazionale del Vesuvio.

Il "Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP" per le sue qualità è un ingrediente fondamentale della cucina napoletana e campana in generale, ed ha una grande versatilità in cucina. Accanto ai tradizionali spaghetti alle vongole e agli altri frutti di mare, gli chef locali si impegnano ad utilizzarlo in tanti altri piatti, tra cui una variante alla prelibata pizza napoletana.

Stagionalità del prodotto: si raccoglie in estate.