Le profonde trasformazioni forestali dell’ultimo secolo hanno trasformato le comunità di mammiferi presenti in area vesuviana.

Oggi sono state accertate 29 specie di mammiferi, un numero interessante se posto in relazione alla estensione dell’area protetta ed alla sua condizione di “isola biogeografica”.

Quasi tutte le specie presenti sono di abitudini crepuscolari e notturne, le più comuni sono rappresentate da roditori ed insettivori, che costituiscono la risorsa trofica fondamentale per i predatori.

Tra i più diffusi il Topo quercino (Eliomys quercinus), nei boschi misti del versante sommano, distinguibile per la caratteristica maschera nera sul muso e la lunga coda, il Ghiro (Myoxus glis), nei boschi e tra i coltivi, e il Moscardino (Muscardinus avella- narius), di colore rossiccio e di piccole dimensioni.

Vulpes vulpes / © Carlo Falanga

Il predatore più comune è la Volpe (Vulpes vulpes), diffusa in tutto il territorio fino al limite dei centri urbani.

Sono presenti anche la Faina (Mortes foina), e la Donnola (Mustela nivalis). Due le specie di lagomorfi ad oggi accertate: il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), con popolazioni presenti soprattutto nel versante boschese, e la Lepre europea (Lepus eu- ropaea), introdotta in passato a scopo venatorio e oggi diffusa in gran parte del territorio.

Purtroppo sono diverse anche le specie scomparse dal complesso vulcanico Somma-Ve- suvio, presenti fino al secolo scorso: tra queste il Tasso (Meles meles) presente fino agli anni quaranta sul versante sommano, la cui presenza oggi è oggetto di ricerche specifiche, ed il Gatto selvatico (Felis s. silvestris), presente fino agli anni ’70.

I CHIROTTERI

Noti comunemente come pipistrelli, sono gli unici mammiferi in grado di volare. Buona parte di essi utilizzano un complesso sistema di orientamento nel volo e per la percezione delle prede, l’ecolocazione, basata sulla produzione di impulsi ultrasonori.

La maggior parte delle specie mostra uno spiccato comportamento sociale, con frequenti fenomeni di altruismo, e con la sorprendente capacità delle madri di riconoscere i loro piccoli in aggregazioni talora composte da migliaia di individui.

Alcune delle specie presenti nel Parco sono rare ed a rischio di estinzione. Delle 10 specie attualmente accertate gran parte sono inserite negli allegati della Direttiva “Habitat”, finalizzata alla conservazione di specie ed ecosistemi considerati a rischio a livello europeo; la sola presenza di queste specie ha determinato l’istituzione, nell’area del Vesuvio, di due Siti di Importanza Comunitaria (aree SIC) la cui estensione coincide sostanzialmente con il perimetro dell’area protetta.

La maggior parte delle specie presenti sono antropofile, legate cioè alla forte antropizzazione delle pendici vesuviane; molte altre utilizzano le cavità naturali, soprattutto nel ver- sante sommano del Parco.

Tra le specie più diffuse il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), visibile facilmente presso i lampioni e nelle aree antropizzate, il Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) ai margini delle aree boscate e nei giardini di periferia, ed il raro Molosso del Cestoni (Tadarida teniotis), unico rappresentante europeo della famiglia dei molossidae, dal tipico aspetto del muso dal quale ne deriva il nome.

Le aree protette rappresentano una realtà fondamentale nella conservazione di queste specie, tanto che l’Ente Parco da tempo ne fa oggetto di ricerche mirate.

A partire dal 2012 è stato realizzato, nell’ambito della “Direttiva Biodiversità”, uno studio mirato alla tutela dei pipistrelli forestali presenti nell’area protetta, con risultati interessanti, tanto da costituire la base di un’azione di sistema coordinata sulla chirotterofauna nelle aree protette italiane, con il Vesuvio in qualità di Ente capofila di un partenariato composto da altri sei Parchi nazionali dell’Italia meridionale e centrale, uniti per coordinare attività mirate alla conservazione dei Chirotteri, identificare le aree più importanti per il maggior numero possibile di specie e valorizzare l’importanza dei corridoi ecologici sia all’interno delle singole aree protette sia tra i diversi Parchi coinvolti.